Reggio Emilia 5 luglio 2011

LA POPOLAZIONE DI CINGHIALE NEL NOSTRO APPENNINO VA CONTROLLATA – INUTILE RAGIONARE DI ERADICAZIONE

“Non credo si possa stabile un diritto all’esistenza – dichiara il Presidente di Legambiente Reggio Emilia Massimo Becchi – fra le specie di ungulati e di animali che popolano il nostro appennino, e le dichiarazioni di una eradicazione dei cinghiali in tutta l’area montana, oltre ad essere tecnicamente quasi impossibile, va contro ogni logica ecologica.”

Il cinghiale che vive nel nostro territorio è più un maiale incrociato con il cinghiale, che un cinghiale vero e proprio il quale fa parte comunque del patrimonio indisponibile dello Stato (art.1 comma 1 Legge 157/92) e come tale deve essere tutelato nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale su tutto il territorio dentro e fuori il Parco Nazionale. Molta della sua diffusione è collegabile ad una mancanza di gestione da parte del mondo venatorio, che ha avuto interesse a vederlo aumentare di numero per molti anni, portando ad un perenne conflitto con il mondo agricolo, mal risarcito dei danni che l’animale causa.

Occorre fare solo caccia di selezione anche per questo ungulato, come per gli altri, evitando di sottoporre questa popolazione di animali a stress con battute di caccia: meglio necessario attuare una caccia di selezione, attraverso preventivi censimenti e monitoraggi accurati e non con conteggi fatti sulla base degli abbattimenti avvenuti. Si ritiene inoltre che gli abbattimenti delle femmine in gestazione sia una crudeltà inaccettabile a fronte di altre possibilità di gestione di questa popolazione di ungulati.

Non riteniamo inoltre sufficientemente suffragata da dati scientifici l’accusa, mossa al Parco, di essere il serbatoio dei cinghiali. Solo a seguito di imparziali studi scientifici svolti da istituzioni terze da cacciatori ed agricoltori si può ragionare sull’eventualità di procedere ad attuare i piani di controllo attraverso abbattimenti mirati attuati, nell’ambito di quanto stabilito dalla Suprema Corte Costituzionale (Sentenza n. 92/2005), solo da personale del Corpo Forestale dello Stato e da Polizia Provinciale, non certamente da cacciatori o selecontrollori come qualcuno li traveste.

Siamo contrari pertanto contrari all’eradicazione del cinghiale, animale che viene predato anche dal lupo, ma favorevoli ad una sua riduzione del loro numero all’interno di un piano d’azione concordato con gli enti pubblici per evitare inutili e costosi contenziosi amministrativi (sentenza T.A.R. Emilia-Romagna, BO, sez. II, 21 ottobre 2002, n. 1550 sono state annullate la deliberazione Giunta provinciale di Bologna n. 243 del 31 maggio 1999 nella parte in cui si prevede l’effettuazione di interventi di abbattimento non selettivo di esemplari di Cinghiale (Sus scrofa) all’interno dei parchi naturali sprovvisti di piano territoriale e di regolamento gestionale e l’autorizzazione all’abbattimento n. 135 dell’1 febbraio 2002 rilasciata dal Presidente del Parco naturale regionale “Abbazia di Monteveglio” in quanto illegittime e conseguente denuncia alla Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti.

Legambiente chiede alla Provincia di Reggio Emilia che renda pubbliche sia le misure di contrasto alle pasturazioni poste in essere da personaggi discutibili che gli effetti sortite da queste. Non si può chiedere l’eradicazione del cinghiale e l’abbattimento delle femmine in gestazione se prima non vengono attuate forme di contrasto alle discariche di rifiuti, alle pasturazioni ai ripopolamenti abusivi di cinghiali oltre ad un incisivo controllo della filiera degli allevamenti di cinghiali per uso alimentare.

 

Sarà poi necessario verificare se il trend di diminuzioni di danni alle colture agricole provocate dai cinghiali, come riportato dai dati della Regione Emilia Romagna dal 2009 al 2010 saranno confermati nel tempo.

L’ufficio stampa. 348.7419763

 

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