Reggio Emilia 27 ottobre 2012

CONDANNATI IN APPELLO I FAUTORI DI FURTI DI SABBIA NEL PO IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA - SODDISFAZIONE DI LEGAMBIENTE PER LA VITTORIA AL SECONDO GRADO DEL PROCESSO: "ABBIAMO VINTO UNA BATTAGLIA PER LA DIFESA DELLA LEGALITA' SULLE SPONDE DEL GRANDE FIUME"

Dopo nove anni dall’accaduto e quattro dall’inizio del processo, quattro persone sono state condannate in secondo grado per il furto di sabbia nel Po in provincia di Reggio Emilia.

Nel novembre del 2003 la Polizia Giudiziaria fermò in flagranza di reato quattro dipendenti delle aziende Bacchi e Terracqua, che vennero quindi arrestati e processati per direttissima: gli uomini si trovavano in piena notte a bordo di una moto draga, nel mezzo dell’alveo del fiume in prossimità di Boretto (RE), intenti ad estrarre la preziosa sabbia del Po. Il processo ha poi inizio nel 2008: dopo la sentenza in primo grado di tutti gli imputati, la condanna è stata confermata anche in grado di appello.

Legambiente, che segue la vicenda fin dall’inizio e si è costituita parte civile nel processo, non può che esprimere il proprio plauso per i giudizi di condanna emessi al termine del procedimento penale. Seppur con lentezza, anche la macchina giudiziaria ha quindi fatto il suo corso.

“Il risultato di questa battaglia – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia – è fondamentale per la legalità sul Grande Fiume, per anni oggetto di escavazioni abusive. In tutti questi anni prendiamo comunque atto gli Enti pubblici non hanno fatto assolutamente nulla per creare un corpo di polizia fluviale o per svolgere regolarmente attività di vigilanza sul fiume, tanto da lasciare lavorare indisturbati i cosiddetti “pirati” del Po, che da anni rubano attrezzature e fuoribordo e praticano la pesca con strumenti illegali e a forte impatto sulla fauna ittica. Anche sui furti di sabbia occorre prestare molta attenzione: un fenomeno che si è ridotto drasticamente, ma che abbiamo visto essere appannaggio non solo della ditta Bacchi di Boretto ma anche di molti altri soggetti”.

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Sentenza 21 agosto 2008

 

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