Giornata mondiale della Terra

Torneremo tutti ad abbracciarci presto, ma la terra ha bisogno di noi adesso.

Mercoledì 22 aprile, in occasione della  #abbracciamola insieme.

Sarà l'occasione per ricordare e ricordarci che la ripresa deve passare anche per la cura dell’ambiente e dei beni comuni.

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Come fare?

Abbraccia un mappamondo, una foto della Terra, o un disegno, o una scultura, coinvolgendo i bambini e il resto della famiglia e facendo largo alla creatività!

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#Abbracciamola  #EarthDay. Ricordati di taggare @Legambiente e @LegambienteReggioEmilia!


 
NON RESTITUITECI LA STESSA CITTA’

LE MISURE DI LEGAMBIENTE PER UNA MOBILITA’ PIU’ SOSTENIBILE

E’ evidente l’importanza dei Comuni nella riapertura che dovrebbe avvenire nei primi giorni del prossimo mese che rischia concretamente di vedere la mobilità privata congestionare la nostra città forse più di prima, con il distanziamento sociale che scoraggerà molti ad utilizzare i mezzi di trasporto pubblico (treni e autobus). L’importante sarà avere idee chiare per affrontare la fase in cui le città si rimetterenno in moto, con progetti semplici e praticabili, perché il dopo non sia più come il prima.

Oltre al buon sistema delle piste cicliabili cittadine, che i reggiani sanno già apprezzare, Legambiente propone alcune sfide per la “riapertura”, tutte concrete e attuabili nell'arco di pochi mesi, a risorse relativamente contenute e alcune già disponibili, perché si tratta di attuare provvedimenti già contenuti in Leggi dello Stato.

1. Sicuri sui mezzi pubblici. E’ facile intuore che le persone avranno paura a prendere bus e treni, tram e metro per timore del contagio. Dobbiamo fare in modo, mano a mano che la città ricomincerà a muoversi che i mezzi pubblici siano in grado di garantire distanze di sicurezza. Si dovranno programmare con attenzione le corse, bisognerà ripensare anche gli orari della città per evitare congestione e traffico nelle ore di punta. Sarà fondamentale un continuo e attento monitoraggio, sia dei mezzi che delle stazioni, dove si dovranno introdurre controlli  per contingentare gli ingressi oltre a garantire una quotidiana sanificazione.

2 Rafforzare la sharing mobility. Le più efficienti alternative all’auto privata in città, per chi non vorrà prendere i mezzi pubblici, dovranno diventare tutti i mezzi in sharing: oltre alle auto (meglio elettriche), bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini. Il Comune può stringere accordi con le imprese per avere più mezzi e in più quartieri, a costi molto più contenuti. Serviranno risorse, ma il servizio potrà avere grande successo e in parte ripagarsi. In ogni caso saranno soldi ben spesi quelli per potenziare il servizio (con controllo, sanificazione e ridistribuzione dei mezzi nelle diverse ore e luoghi della città) perché avremo offerto mobilità sostenibile a buon mercato a milioni di cittadini.

3 Aiutare i cittadini a rottamare l’auto e scegliere la mobilità sostenibile. Le risorse ci sono e qui il Sindaco deve fare pressione sul Ministero dell'Ambiente che ha disposizoine i fondi del “Programma Buoni di mobilità” previsti dal decreto Clima approvato a dicembre scorso. Sono previsti 75 milioni per il 2020 e 180 milioni di euro per le annualità sucessive. Si tratta di 1.500 euro alle famiglie che rottamano una vecchia auto che non può più circolare (Euro3 o più inquinante) oppure 500 euro per un vecchio ciclomotore, per acquistare abbonamenti, e-bike e sharing mobility. Si potrebbe così subito dimezzare la spesa media per i trasporti per 250 mila famiglie italiane (3.500 euro all'anno secondo l'Istat).

4. Più smart working. L’esperienza di queste settimane ha dimostrato che il modo di lavorare può cambiare, riducendo spostamenti e organizzando riunioni a cui partecipare on-line, permettendo alle persone di sprecare meno tempo in auto o sui mezzi pubblici. Al Sindaco chiediamo di spingere questa prospettiva per riorganizzare il lavoro dell’amministrazione pubblica e di aiutare tutte le attività che scelgono di andare in questa direzione. Serviranno risorse, ma soprattutto idee nuove, ma esistono tutte le possibilità per premiare con vantaggi fiscali sia le aziende che i lavoratori che decideranno di puntare su soluzioni innovative di smart working e mobility management di comunità.

Le nostre città possano essere un fantastico banco di prova per dimostrare che si può cambiare il mondo in meglio, sperimentando le vie green verso nuovi modelli di sviluppo. Interveniamo subito sulle misure che hanno una valenza sanitaria e ambientale al tempo stesso, che diano risposte cioè alle regole imposte dal Covid19, ma si sappiano anche proporre soluzioni sostenibili che riducano le emissioni di gas serra e facilitino la vita e la mobilità delle persone. Con queste misure i lavoratori e le famiglie potranno muoversi da subito in maggiore sicurezza e libertà. Chiediamo quindi che l’amministrazione cittadina non si limiti all’ordinario, restituendoci la vecchia città.

 
LEGAMBIENTE REGGIO EMILIA DONA 1500 EURO ALL’ AUSL DI REGGIO PER L’EMERGENZA COVID-19

Abbiamo voluto aggiungere il nostro contributo a quanti si sono adoperati in queste ultime settimane per affrontare l’emergenza Covid-19, raccogliendo fondi per 1500 euro dai nostri associati e aggiungendone di propri dell’Associazione, anche a testimonianza dell’importante lavoro svolto dal personale sanitario che è sempre stato in prima linea nell’affrontare l’emergenza.  Le nostre attività, come tutte quelle del terzo settore, sono sospese, ma rimane l’impegno e la disponibilità dei nostri volontari di protezione civile per necessità legate all’assistenza alla popolazione.

 
Inquinamento dell’aria e lockdown da Coronavirus

Da Ispra e dalle Arpa delle regioni padane, arrivano le prime evidenze di come il blocco totale del traffico abbia ridotto sensibilmente le concentrazioni di NO2

Il blocco totale delle attività in Italia sia l’occasione per approfondire cause e (rimedi) alla cronica emergenza aria che ogni anno causa oltre 50.000 morti premature solo in Italia

Il picco di PM10 dei giorni scorsi è stato causato da sabbie provenienti dal Mar Caspio: non è un episodio su cui basare bufale a favore della mobilità privata

Stiamo vivendo settimane che non avremmo mai pensato di poter vedere: un blocco quasi totale degli spostamenti e delle attività produttive in tutta Italia. Una situazione dalla quale ci auspichiamo tutti di uscire al più presto, ma da cui possiamo ricavare insegnamenti e possibilità per approfondire i temi dell’inquinamento. Tema su cui, nelle ultime settimane, si sono sprecate valutazioni in tutte le direzioni e anche diverse esternazioni prive di fondamento.

La possibilità di studiare le dinamiche degli inquinanti dell’aria in condizioni di traffico praticamente assente avrà sicuramente dei risvolti positivi sul dibattito infinito legato all’emergenza aria che leggiamo ogni inverno sui nostri giornali. Una condizione che il mondo scientifico sta utilizzando per ribadire, nel caso in cui ancora qualcuno avesse dei dubbi, che l’aria irrespirabile delle nostre città è frutto del nostro stile di vita: in primo luogo la nostra eccessiva mobilità privata, basata su spostamenti di singole persone in grandi automobili mosse da carburanti fossili.

L’ISPRA ha pubblicato la scorsa settimana uno studio che dimostra come, in un solo mese, le concentrazioni di NO2 in pianura padana si siano ridotte tra il 40 ed il 50%. Un risultato non da poco in una situazione – quella italiana e padana- in cui sono decine di migliaia ogni anno le morti premature da traffico, come segnalato anche dalle agenzie europee.

Per quanto riguarda le polveri (le note PM10 e PM 2,5) per avere risultati confermati il periodo di analisi dovrà essere più lungo. Infatti l’incidenza delle caratteristiche atmosferiche padane è sempre un elemento centrale. Nel breve termine lo abbiamo visto nelle giornate con livelli bassi di polveri ad inizio marzo, influenzate da un meteo favorevole, ma anche con l’impennata recente determinata da un afflusso proveniente dall’area del Mar Caspio, come spiegato da ARPAE.

Ciò non toglie che già nei primi 30 giorni di blocco del traffico abbiamo potuto misurare riduzioni delle concentrazioni di PM10 nelle stazioni di monitoraggio “urbana traffico” (ovvero quelle più impattate dal traffico veicolare)  come ha evidenziato uno studio preliminare di Arpa Toscana. Dallo studio sembra emergere un effetto più rilevante proprio nelle stazioni che monitorano l’inquinamento nelle zone urbane più trafficate.

In un quadro come questo girano purtroppo troppe “bufale”, sia in rete che sulla stampa. I “negazionisti” dell’inquinamento dell’aria causato dal traffico veicolare hanno cercato di sfruttare queste variazioni di masse d’aria per dimostrare empiricamente che i blocchi del traffico siano inutili. Un approccio ben poco scientifico e non supportato da riscontri delle strutture che monitorano e studiano l’inquinamento dell’aria.

Ma affrontare il nostro modello di mobilità solo sulla base delle emissioni locali sarebbe una sottovalutazione del problema. Gli spostamenti con mezzi a combustibili fossili – dalle auto, ai camion, fino agli aerei – sono uno dei principali imputati del cambiamento climatico. Infatti, secondo le valutazioni dell’ISPRA, a causa delle restrizioni alla mobilità dovute al COVID-19, quest’anno si attende una consistente riduzione delle emissioni di gas serra su tutto il territorio nazionale. Nel primo trimestre del 2020 le emissioni sarebbero inferiori del 5-7% rispetto a quelle dello stesso trimestre del 2019.

Il cambiamento climatico in questi ultimi giorni si sta manifestando in modo altrettanto incontrovertibile: un inverno assente che ha anticipato la stagione agricola, seguito da importanti gelate che stanno causando dei danni alle produzioni. A questo poi si sta profilando all’orizzonte la possibilità di crisi idrica in Romagna, per le precipitazioni quasi assenti degli ultimi mesi.

Su questo versante marzo sta registrando uno stop quasi totale delle vendite di auto. Il dopo crisi potrebbe dovrebbe essere il momento per interventi economici mirati nel modo giusto: incentivando un forte salto verso l’elettrico.

Sfruttiamo questa sfortunata, ma irripetibile, situazione forzata– conclude Legambiente Reggio Emilia – per studiare problemi e soluzioni definitive all’inquinamento dell’aria, ed in generale verso un ripensamento dei nostri stili di vita quotidiani che fino a ieri credevamo immutabili.

 
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